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Programma fitto di appuntamenti per la visita di S.S. Papa Tawadros II in Vaticano

الأحد 14-05-2023 09:48

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Oggi il programma della visita di S.S. Papa Tawadros II è stato particolarmente fitto di appuntamenti. A inizio giornata si è svolto il colloquio personale tra Sua Santità e S.S. Papa Francesco nel Palazzo Apostolico Vaticano.
Il colloquio è stato seguito da una preghiera ecumenica alla presenza delle delegazioni delle Chiese copta ortodossa e cattolica. S.S. Papa Tawadros ha poi pronunciato un discorso, durante il quale ha espresso la sua felicità nel visitare il Vaticano: “Oggi provo una grande gioia nello stare in mezzo a voi e poter non solo stringervi la mano ma abbracciarvi da cuore a cuore”. E ha aggiunto: “Sono grato di essere presente in questa terra in cui hanno predicato gli Apostoli, terra nella quale ha abitato l’apostolo Marco, evangelizzatore dell’Egitto. Da questa terra, molti sono partiti per un lungo cammino per predicare a tutto il mondo il nostro Signore Gesù come Redentore e Salvatore”.
Rivolgendosi a Papa Francesco, ha affermato: “Mantengo la promessa di ricordarLa nelle mie preghiere private ogni giorno, come ci siamo impegnati a fare sin dalla mia precedente visita qui”. Ha poi aggiunto: “Prego con Lei per il bene della Chiesa di Dio sulla terra affinché Egli possa renderla salda nei secoli dei secoli per poter sempre elevare la lode celeste”.
Riguardo all’amore che è diventato il motto delle relazioni tra le due Chiese, Sua Santità ha detto: “È l’amore, amati miei, il fondamento permanente, la via maestra verso la perfezione e l’unico cammino che porta a Dio, perché Dio è amore, e tutti coloro che lo conoscono percorrono i passi dell’amore con Lui e verso di Lui”. E ha sottolineato: “È nostra responsabilità diventare come Dio e offrire amore incondizionato gli uni agli altri e al mondo intero”.
Ha inoltre affermato: “Uno dei segni dell’amore per ogni essere umano è la promulgazione della Sua costituzione apostolica, “Praedicate evangelium”, per la quale mi congratulo con Lei perché testimonia la sollecitudine per tutti gli aspetti dell’essere umano”.
Riguardo al dialogo teologico tra le Chiese copte ortodosse e cattoliche, Sua Santità il Papa ha affermato: “Nel dialogo tra la Chiesa copta ortodossa e quella cattolica, camminiamo sulla via dell’amore, “guardando a Gesù autore e perfezionatore della fede” (Eb 12,2). Ha poi parlato dell’incontro del 1973: “Il 10 maggio 1973 i capi delle nostre due chiese hanno firmato un comunicato congiunto in cui si concordava di formare un comitato bilaterale, la cui missione era effettuare degli studi congiunti nei campi della tradizione ecclesiastica, della patristica, della liturgia, della teologia, della storia e dei problemi scientifici connessi a questi campi, per annunciare insieme quel Vangelo che è conforme all’autentico messaggio del Signore e che risponde alle esigenze e alle speranze del mondo di oggi”. Ha poi espresso apprezzamento per la prosecuzione del dialogo: “Ringraziamo Dio per la prosecuzione del dialogo teologico della Commissione mista internazionale tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse Orientali, che abbiamo avuto l’onore di accogliere nella sua ultima sessione presso il Centro Logos della Residenza Papale in Egitto e il cui ventesimo incontro celebreremo il prossimo anno”.
Sua Santità ha poi affermato: “Il dialogo è un cammino lungo ma sicuro, protetto dall’amore da due lati: da un lato, dall’amore di Cristo stesso per noi e, dall’altro, dal nostro amore reciproco. Quindi, non importa quali sfide dovremo affrontare, sarà l’amore a proteggerci per continuare il nostro cammino e giungere insieme alla comprensione reciproca”. Sua Santità ha parlato della connessione delle due chiese con i santi e ha detto: “I santi sono i pilastri delle nostre chiese, a cominciare dagli Apostoli Pietro, Paolo e Marco fino ad arrivare ai nuovi martiri che aggiungiamo via via al Sinassario (Martirologio) della Chiesa, martiri che hanno custodito la fede e reso testimonianza a Cristo”.
Svelando il dono che Sua Santità è venuto a presentare al Papa del Vaticano, ha affermato: “Nella Chiesa copta ortodossa abbiamo dichiarato santi i 21 martiri di Libia e abbiamo iniziato a celebrarne la festa l’8 del mese copto di amshir, corrispondente al 15 febbraio, quale giornata per la celebrazione dei martiri dell’era moderna che sono stati martirizzati negli anni scorsi. Oggi presentiamo alla Chiesa parte dei loro abiti imbevuti del sangue versato nel nome di Cristo, affinché questi martiri siano menzionati nei martirologi di tutte le chiese del mondo sapendo che “noi siamo circondati da una nube di testimoni” (Eb 12,1)”.
Ha poi proseguito dicendo: “Che essi possano diventare un esempio e un modello per il mondo contemporaneo. Essi hanno testimoniato che il nostro cristianesimo non è un evento storico del passato ma appartiene all’ieri, all’oggi e al sempre”.
Alla fine del discorso, è stata la volta di Sua Santità Papa Francesco il cui discorso ha esordito con il versetto: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso!”.
Sua Santità Papa Francesco ha poi proseguito: “È con questa acclamazione pasquale che, cinquant’anni fa, Papa San Paolo VI accolse nella Basilica di San Pietro il Suo venerato predecessore, Papa Shenuda III. È con la stessa acclamazione che La accolgo oggi, amato fratello e caro amico Tawadros. La ringrazio di cuore per aver accettato il mio invito a commemorare insieme il giubileo di questo storico evento del 1973, come pure il decimo anniversario del nostro primo incontro nel 2013”.
Ha valorizzato lo storico incontro avvenuto nel 1973, descrivendolo come “una tappa storica nei rapporti tra la Sede di San Pietro e la Sede di San Marco. Fu il primo incontro tra un Papa della Chiesa copta ortodossa e un Vescovo di Roma. Segnò anche la fine di una controversia teologica risalente al Concilio di Calcedonia, grazie alla firma, il 10 maggio 1973, di una memorabile dichiarazione cristologica comune, che è servita in seguito da ispirazione per simili accordi con altre Chiese ortodosse orientali”.
Riguardo al lavoro ecumenico, Papa Francesco ha detto: “Nel cammino ecumenico, è importante guardare sempre avanti. Coltivando nel cuore una sana impazienza e un ardente desiderio di unità, dobbiamo essere, come l’Apostolo Paolo, “protesi verso il futuro” (cf. Fil 3,13) e chiederci continuamente: “Quanta est nobis via?” – Quanta strada ci resta da fare? Tuttavia occorre anche fare memoria, soprattutto nei momenti di scoraggiamento, per rallegrarci del cammino già percorso e attingere al fervore dei pionieri che ci hanno preceduto. Guardare avanti e fare memoria. Eppure, è senza dubbio ancora più doveroso guardare in alto, per ringraziare il Signore per i passi compiuti e supplicarlo di farci il dono della sospirata unità”.
Sull’unità dei cristiani, Sua Santità Papa Francesco ha fatto riferimento ai “pionieristici principi per guidare la ricerca dell’unità tra la Chiesa cattolica e la Chiesa copta ortodossa, firmati da Papa San Giovanni Paolo II e da Papa Shenuda III” e ha aggiunto: “In essi si affermava, con parole profetiche, che ‘l’unità che immaginiamo non significa l’assorbimento dell’uno da parte dell’altro o il dominio dell’uno sull’altro. È al servizio di ciascuno per aiutarlo a vivere meglio i doni specifici che ha ricevuto dallo Spirito di Dio’”.
Sua Santità ha apprezzato il ruolo della Chiesa copta ortodossa nel dialogo teologico e ha affermato: Questa Commissione mista ha poi aperto la strada alla nascita di un fecondo dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e l’intera famiglia delle Chiese ortodosse orientali, che ha tenuto il suo primo incontro nel 2004 al Cairo, ospitato da Sua Santità Shenuda. Ringrazio la Chiesa copta ortodossa per il suo impegno in questo dialogo teologico”.
Ha rivolto le sue parole a Sua Santità Papa Tawadros: “Sono anche grato a Vostra Santità per la fraterna attenzione che continua a riservare alla Chiesa copta cattolica, vicinanza che ha trovato lodevole espressione nella creazione del Consiglio Nazionale delle Chiese Cristiane in Egitto”.
Riguardo alla celebrazione del cinquantesimo anniversario del ritorno dei rapporti tra le due Chiese e dei dieci anni dal loro primo incontro, ha detto: “È anche in ricordo dell’incontro del 1973 che Vostra Santità mi venne incontro qui per la prima volta il 10 maggio 2013, pochi mesi dopo la Sua intronizzazione e poche settimane dopo l’inizio del mio pontificato. In tale occasione Ella propose di celebrare ogni 10 maggio la ‘Giornata dell’amicizia tra copti e cattolici’, che da allora viene celebrata puntualmente dalle nostre Chiese”.
Ha aggiunto: “Quando si parla di amicizia mi viene in mente la famosa icona copta dell’VIII secolo raffigurante il Signore che appoggia la mano sulla spalla del suo amico, il santo monaco Mena d’Egitto. Questa icona è talvolta chiamata “icona dell’amicizia”, perché il Signore sembra voler accompagnare il suo amico e camminare con lui. Similmente, i vincoli di amicizia tra le nostre Chiese sono radicati nell’amicizia di Gesù Cristo stesso con tutti i suoi discepoli che Egli stesso chiama “amici” (cf. Gv 15,15), e che accompagna sul loro cammino, come fece con i pellegrini di Emmaus”.
Riguardo al dono di S.S. Papa Tawadros a S.S. Papa Francesco, quest’ultimo ha affermato: “Non ho parole per esprimere la mia gratitudine per il dono prezioso di una reliquia dei martiri copti uccisi in Libia il 15 febbraio 2015. Questi martiri sono stati battezzati non solo nell’acqua e nello Spirito, ma anche nel sangue, un sangue che è seme di unità per tutti i seguaci di Cristo. Sono lieto di annunciare oggi che, con il consenso di Vostra Santità, questi 21 martiri saranno inseriti nel Martirologio (Sinassario) Romano come segno della comunione spirituale che unisce le nostre due Chiese”.
Al termine dell’incontro, S.S. Papa Francesco ha presentato a S.S. Papa Tawadros una reliquia di Santa Caterina, martire di Alessandria.
Alla fine del colloquio privato con S.S. Papa Francesco, S.S. Papa Tawadros ha tenuto un incontro con i membri del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e ha fatto un breve discorso nel quale ha sottolineato l’importanza del ruolo del Dicastero nel sostenere l’unità tra le chiese, indicando che l’amore ci fa vedere gli altri come li vede Dio e ci fa collaborare con loro con sincerità e onestà. Ha ribadito inoltre che l’opera del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani è essenziale per il nostro sforzo di giungere all’unità tra le diverse tradizioni cristiane. Ha poi aggiunto: “L’unione nell’amore è il nostro cammino verso l’unione nella fede. È necessario approfondire la comprensione delle nostre reciproche tradizioni. Ciò significa studiare la storia, la teologia e la spiritualità delle nostre chiese”.
Ha poi concluso: “Dobbiamo lavorare insieme per affrontare le sfide che il nostro mondo deve affrontare oggi, tra cui povertà, ingiustizia e conflitti. Ciò significa riconoscere che abbiamo una responsabilità condivisa nel promuovere il bene comune”.
Sua Santità ha poi avuto un incontro con i rappresentanti della stampa cartacea e televisiva italiana, durante il quale ha risposto alle domande dei giornalisti su diversi argomenti.
In serata, Sua Santità e la sua delegazione al seguito hanno visitato il Monastero delle Tre Fontane a Roma, nonché l’adiacente convento delle “Piccole Sorelle di Gesù”.
Sua Santità ha pronunciato un discorso nel primo monastero, durante il quale ha meditato su due versetti sull’amore di San Paolo apostolo: “L’amore di Cristo ci tiene d’assedio” (2Cor 5,14) e “L’amore non viene mai meno” (1Cor 13,8).
Nel convento delle “Piccole Sorelle di Gesù”, Sua Santità ha visitato la cappella del convento e ha potuto apprezzare i lavoretti artigianali delle sorelle, tra cui le caratteristiche ceramiche.
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